QUANDO LA STORIA SI FA MUSICA: 12 LEZIONI DI STORIA ATTRAVERSO LE CANTICHE DI FRANCO BATTIATO.

Un anno fa, il 18 maggio 2021, moriva nella sua casa di Milo (Sicilia) il cantante, compositore e regista italiano Franco Battiato.

Dopo aver raggiunto il successo in Italia negli anni '80, Battiato arrivò in Spagna con brani apparentemente pop come Centro de Gravidad Permanente, Nómadas o Yo Quiero Verte Dancer, che divennero rapidamente i numeri uno nelle stazioni radio e nelle vendite di dischi. .

Le canzoni di Franco Battiato vanno però oltre il mero prodotto musicale e commerciale. Sono testi ricchi di sfumature di sperimentazione musicale e dotati di un profondo significato filosofico, spirituale e multiculturale, tra le cui battute si nasconde anche un Battiato colto e amante della Storia dove troviamo riferimenti ad eventi chiave e personaggi che salveremo attraverso una selezione di dodici delle sue canzoni in questo articolo, con il quale, tra l'altro, vogliamo anche rendere un omaggio postumo a questo poliedrico artista e pensatore che ha oltrepassato confini, idee e religioni.

12 TEMA STORICHE DI FRANCO BATTIATO

Successivamente, vi lasciamo con il nostro particolare elenco di canzoni di Battiato dove la Storia è protagonista in un viaggio temporale e musicale che ci porterà dall'antica Mesopotamia al XX secolo. [1]:

GILGAMESH[2]

Il nostro viaggio nel tempo inizia con quella che fu la seconda opera di Battiato, Gilgamesh (1992), in cui il compositore siciliano ci porta nella mitica Mesopotamia per ricreare la vita e le imprese del re ed eroe Gilgamesh di Uruk e del suo compagno Enkidu alla ricerca della Pianta di Immortalità. L'opera è basata sul cosiddetto Poema di Gilgamesh[3], considerato il primo poema epico della Storia dell'Umanità.

In essi compaiono anche altri personaggi della mitologia mesopotamica, come la dea Siduri o Utnapishtim (Ziusudra), l'equivalente del giudeo-cristiano Noè[4].

Illustrazione 1. Utnapishtim, il Noè sumero, interpretato dal baritono spagnolo Giorgio Cebrián in 'Gilgamesh'

ATLANTIDE (“Atlantide”)[5]

Dalla cultura dell'Antica Grecia abbiamo la canzone Atlantide dove viene ricreata la storia di Atlantide, la famosa isola-continente circolare citata nei Dialoghi di Platone.

È un brano ritmato, ricco di riferimenti mitologici e di suoni orientalizzanti, che inizia raccontandoci come fu creato il mondo e apparve Atlantide: “E gli dei tirarono a sorte / divisero il mondo: / Zeus, la terra / Ade, gli inferni / e Poseidone , le terre sommerse. /E apparve Atlantide, immensa, / isole e montagne, / canali come orbite celesti”.

Un’isola dalla cultura splendida e sofisticata che finì per essere inghiottita dal mare (“in un solo giorno e una notte / venne la distruzione (…)”), a causa delle basse passioni umane e dell’egoismo: “E il carattere umano” era suggerivano / e non sopportavano nemmeno la felicità", afferma ironicamente Battiato nei versi finali della canzone.

DELENDA CARTAGO[6]

Le lotte tra Roma e Cartagine e la successiva romanizzazione di quella che oggi è la regione della Tunisia è il tema centrale della canzone Delenda Carthago (2001), il cui titolo è una parafrasi della nota frase di Catone.

Battiato diventa testimone senza tempo di un momento storico utilizzando la persona “noi”: “(…) le nostre legioni vanno per terre sconosciute / per fondare colonie a somiglianza di Roma”). Si fa poi riferimento all'assimilazione delle usanze romane, come frequentare gli affollati stadi e circhi romani per osservare “riti di sangue” o nei triclini delle case nobiliari, mangiare “carne speziata con aromi d'Oriente” e bere vino aromatizzato con “rose e miele."

Il canto si conclude con una poesia cantata in coro in latino, Conferendis Pecuniis, tratta dalle Elegie di Properzio, che critica i vizi del denaro.

Illustrazione 2. Ricostruzione digitale di Cartagine attaccata dalla flotta navale romana durante la Terza Guerra Punica (149-146 a.C.). (Credito immagine: L'Assemblea Creativa)

DECLINO E CADUTA DELL’IMPERO ROMANO (“Declino e caduta dell’Impero Romano”)[7] 

Un'altra canzone di Franco Battiato, dal titolo evocativo, Caduta e declino dell'Impero Romano (tratta a sua volta dal libro dello storico Edward Gibbon[8]), ci trasporta, questa volta nell'epoca basso-imperiale di Roma per mostrare anche parallelamente alla decadenza del mondo odierno.

In quella romanità rievocata in prima persona da Battiato (“vivo alla fine dell'Impero Romano”), troviamo un Impero decadente diviso quasi in due, dove vediamo apparire Stilicone, descritto nella canzone come un “perfido” e “barbaro multiforme” perché figlio di un vandalo. Stilicone fu un abile condottiero politico, un esperto militare che vinse le campagne contro i barbari, ma non poté impedire che la divisione dell'Impero Romano tra Oriente e Occidente finisse in conflitto, occasione di cui approfittarono i Visigoti di Alarico per assaltare l'impero. Gibbons dice giustamente che Stilicone era l'uomo che avrebbe potuto salvare Roma dalla sua fine, ma interessi politici, litigi familiari e odio etnico verso i barbari (e quindi, verso le sue origini vandaliche) portarono alla sua caduta e morte per esecuzione.

Sempre nella stessa canzone, l’imperatore romano Eliogabalo appare in una sognante Emesa, dove “i monaci cantano i vespri nel tempio di Giove” e dove, questo sovrano di origine siriana “celebrava banchetti invece di battaglie /, confondeva l’ordine delle stagioni, / e fece ministri dei mimi e dei danzatori”. Tuttavia, l’Eliogabalo storico era molto più estremo di quello presentato nella canzone. Alcune fonti romane ci dicono che avesse un carattere violento e vendicativo e alcune eccentricità e abitudini sessuali contorte. Forse cronisti successivi come l'autore della Storia augustea, Erodiano o Dione Cassio hanno esagerato questi eventi della sua vita, ma come Stilicone, Eliogabalo fu assassinato a tradimento ed entrambi furono il capro espiatorio e la personificazione di una minaccia che doveva essere eliminata. volevano salvare la purezza dei valori e della morale di una Roma, già di per sé irrecuperabile, come riflette Gibbons, sempre più decadente e in crisi.

SEGUNDA FEIRA[9]

Andiamo ora nelle terre del Portogallo, che diventa il tema centrale della canzone Segunda Feira.

La canzone inizia con un ricordo personale al presente di Franco Battiato di un viaggio fatto in estate a Lisbona[10] dove per magia linguistica i lunedì della settimana si trasformano in portoghese in una “segunda-feira”[11].

In Segunda-Feira si trovano diversi riferimenti alla Storia del paese iberico[12]: in particolare, al periodo della Casa di Braganza che governò la Corona del Portogallo e i suoi domini tra il XVII e il XIX secolo. Franco Battiato evoca qui “gli occhi di lince dei Braganza / che guardano al Nord” e che sognano le ricchezze di terre d'oltremare come Macao, Singapore o le Maldive.

La composizione si completa con l'adattamento di un testo portoghese di Fernando Pessoa intitolato Il passaggio delle ore (Passagem das Horas).

RISVEGLIO DI PRIMAVERA [13]

Si tratta di un brano in cui vengono citate sinteticamente alcune delle dominazioni che la Sicilia ha subito nel corso della sua storia. Da una parte la dominazione araba, che si ricorda in quelle “notti bianche dei Saraceni / che avevano costumi felici” e dall’altra il periodo spagnolo dei secoli XV-XVIII che si ricorda in una Catania che si chiude agli spagnoli[14] ma che li apre al flamenco, che il cantante italiano descrive con immagini suggestive: “e il movimento imprevedibile / dei fianchi delle donne / guardare il flamenco / era un'esperienza molto sensuale”.

Anche il tempo del Risorgimento o dell’Unità d’Italia (1848-1870) è ricordato in Risveglio di primavera[15], dove viene ricordata la presenza in Sicilia delle “camicie rosse”[16], forza rivoluzionaria che accompagnò Giuseppe Garibaldi[17] quando sbarcò a Marsalà nella campagna detta dei Mille del 1860. Come curiosità alleghiamo il link ad uno spettacolo in cui Franco Battiato canta questo stesso brano vestito con l'uniforme militare garibaldina.

SHAKELTON[18]

Agli inizi del XX secolo risale uno degli eventi storici più ampiamente raccontati da Battiato in un'unica canzone: Shakelton, che narra la dura lotta per la sopravvivenza dell'equipaggio della nave Endurance intrappolato dai ghiacci antartici e l’epica impresa compiuta dal capitano irlandese Ernest Henry Shackelton[19] per andare a cercare aiuto.

La voce narrante di Battiato inizia raccontandoci come nel gennaio del 1915 l'Endurance rimase intrappolata dai ghiacci dell'Antartide, lasciando il suo equipaggio isolato da ogni contatto con il mondo esterno.

Illustrazione 3. Mappa che mostra il luogo in cui affondò la nave Endurance, la rotta per l'Isola degli Elefanti e la rotta della barca con cui Shackelton arrivò all'isola di San Pedro o nella Georgia del Sud.

Battiato prosegue raccontandoci come Shackelton, per chiedere aiuto, decise di imbarcarsi con alcuni dei suoi uomini su una barca, con la quale attraversarono i 1.280 km di acque pericolose del Mar di Scozia fino a raggiungere l'isola di San Pedro ( o Georgia del Sud), dove hanno potuto ottenere rifugio e assistenza in una stazione baleniera.

La canzone si conclude ricordandoci come il 30 agosto 1916, dopo il suo epico viaggio, Shackleton tornò all'Isola dell'Elefante a bordo di un rimorchiatore cileno per prendere i suoi uomini, che tornarono sani e salvi in ​​Inghilterra.

A causa della pressione del ghiaccio, l'Endurance si inclinò e alla fine affondò, quindi i 22 naufraghi dovettero recarsi all'Isola dell'Elefante. Lì, ci racconta Battiato, "erano costretti a sopravvivere/a mangiare i propri cani".

Illustrazione 4. A destra, la nave Endurance inclinata e intrappolata nei ghiacci dell'Antartide. A destra, il capitano irlandese Ernest Henry Shackelton, protagonista della canzone di Franco Battiato.

PROSPETTIVA NEVSKI [20]

La vita culturale dei primi anni della rivoluzione bolscevica del 1918 è l'asse centrale della canzone Prospettiva Nevskij, il cui titolo non è altro che quello del viale centrale dell'allora San Pietroburgo (che in epoca sovietica cambiò nome in Leningrado). .

In questa canzone vengono menzionate anche varie figure del XX secolo dell'ormai defunta Unione Sovietica, come il regista Sergei Eisenstein, il compositore Igor Stravinskij o il ballerino Vaslav Nijinskij.

LETTERA AL GOVERNATORE DELLA LIBIA [21]

Ritroviamo il tempo delle prime rivolte nazionaliste arabe contro la colonizzazione occidentale menzionato nella canzone Lettera al governatore della Libia dove viene ricreato il tempo della colonizzazione italiana di quel paese del Maghreb. Sfila davanti ai nostri occhi il generale Rodolfo Graziani, che si distinse per la conquista della Libia tra il 1921 e il 1931. Di fronte a lui appaiono come nemici Omar Al-Mukhtar[22] che organizzò la resistenza libica contro gli italiani e l’inglese Lawrence d’Arabia. , che era un ufficiale dell'esercito britannico durante la prima guerra mondiale e un collegamento durante la ribellione araba contro il dominio ottomano.

 

Illustrazione 5. A sinistra il Generale Rodolfo Graziani, a destra Omar al-Mukhta (Fonte foto: Wikipedia)

STRADE DEL EST [23]

In Strade dell'Est vediamo tutto un mosaico di allusioni alle geografie e alle culture del Medio Oriente e dell'Asia Centrale attraverso le quali passava la Via della Seta: nei suoi versi compaiono dalle deportazioni dei dissidenti albanesi in Siberia attraverso mercanti indiani o città nascoste Lingua persiana.

Come figura storica, troviamo menzionato nella canzone Mustafa Barzani, un leader nazionalista curdo che guidò diverse ribellioni contro la Turchia e l'Iraq dal suo accampamento nelle montagne del Kurdistan e proclamò la breve Repubblica di Mahabad negli anni '40[24].

Illustrazione 6. Mustafa Barzani, intorno al 1932. (Fonte foto: Wikipedia)

TIBET[25] e 12 e TORNEREMO ANCORA [26]

In Tibet e Torneremo Ancora, FrancoBattiato ci racconta il dramma del popolo tibetano, quando il 7 ottobre 1950 migliaia di soldati cinesi inviati da Mao Zedong entrarono nel Paese asiatico, costringendo il loro leader, il Dalai Lama, un giovanissimo quindicenne -vecchio Tenzin Gyatso, a firmare sotto pressione il controverso “Accordo in 17 punti” che ufficializzò, otto mesi dopo, nel 1951, l'annessione del Tibet alla Repubblica Popolare Cinese.

Anni dopo, tra il 1956 e il 1959, il popolo tibetano insorse contro gli occupanti cinesi in varie regioni, ma venne sconfitto e alla fine il Dalai Lama dovette fuggire (i 'migranti Ganden' che chiama Battiato), insieme ai suoi sostenitori. in esilio, dal Monastero di Ganden[27] all'India.

Ancora oggi, come ricorda la canzone Tibet, il regime cinese continua la sua politica repressiva contro i monaci e gli attivisti tibetani nel territorio da loro occupato[28].

Illustrazione 7. Il Dalai Lama intorno al 1959, mesi prima del suo esilio in India. (Crediti fotografici: OHHDL)

Il brano si conclude con la recitazione del mantra “Om ah hum” di Guru Padmasambhava, mistico e insegnante dell'VIII secolo d.C. nato nella valle dello Swat tra Pakistan e Afghanistan e che si dice abbia convertito i tibetani al buddismo.

Illustrazione 8. Mantra completo di Guru Padmasambhava in lettere tibetane e sua trascrizione occidentale:" (Calligrafia dell'autore)

BIBLIOGRAFIA 

BASSARI, Daniele (2009). Cosa chi sono? Mondadori.

LAPORTE, Eduardo (2021). Alla presenza di Battiato. Edizioni Silex.

MARGARETTO, Eduardo (1991). Franco Battiato. Edizioni della sedia

ZUFFANTI, Fabio (2019) Franco Battiato: Tutti i dischi e tutte le canzoni, dal 1965 al 2019. Arcana Editorial.

VV.AA. (2022) Diagonale Battiato. Madrid. Casa editrice Muzikalia.

www.battiato.it Sito ufficiale di Franco Battiato

www.francobattiatoletrasenespanol.com Franco Battiato in spagnolo (Mercedes Villegas Page)

 

[1] In questa “Top 12” daremo priorità alla pubblicazione delle canzoni in spagnolo del cantante siciliano, e qualora non fosse presente la versione spagnola, utilizzeremo quella italiana che traduciamo direttamente dal testo originale in italiano.

[2] Opera omonima (1992).

[3] Cfr. Poema di Gilgamesh (2015) (edizione spagnola e traduzione di Federico Lara Peinado). Editoriale Tecnos.

[4] La seconda parte dell'opera si apre in un'altra epoca, quella medievale, dove c'è un incontro di sette santi islamici o sufi, uno dei quali di Al-Andalus, dove dice di aver incontrato Ibn 'Arabí a Murcia.

[5] Presente nell'album Caffé de la Paix (1993).

[6] Presente nell'album Caffé de la Paix (1993)

[7] Presente nel singolo Strani Giorni (1996)

[8] Quest'opera è composta da 6 volumi pubblicati originariamente tra il 1776 e il 1778. Si tratta di un'opera di proporzioni colossali, la cui influenza perdura ancora tra gli storici specializzati nell'antichità. Copre tredici secoli di storia romana e bizantina: da Traiano alla caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi nel 1453. In Spagna è stato pubblicato in questi anni da diversi editori, tra cui spicca quello di Turner nel 2012. Cfr. RIBBONS, EDWARD ( canna. 2006). Storia del declino e della caduta dell'Impero Romano. Editoria Turner.

[9] Presente nella sua versione italiana, in L'Imboscata e in quella spagnola in La Emboscada, entrambe pubblicate nel 1996.

[10] L'origine della canzone è una frase tratta da una telefonata di Battiato un lunedì da Lisbona al suo paroliere Manlio Sgalambro: “Oggi è Seconda-Feira”, gli disse. Al ritorno in Italia, Sgalambro avrebbe già scritto il testo di quella che sarebbe diventata la canzone con una frase sorprendente: “Segunda-Feira de Lisboa / che nome affascinante / qui però / di lunedì ce l’hanno dato”.

[11] Nella sua versione italiana, presente nell'album Mondi Lontanissimi (1985). Nella sua versione spagnola, presente nell'album Nómadas (1987).

[12] Cfr. BIRMINGHAM, David. (2016) Storia del Portogallo (traduzione spagnola di Herminia Bevia). Ed. AKAL

[13] Il nome di ciascun giorno della settimana, in portoghese, potrebbe avere origine dal significato latino di fiera 'festa o giorno di riposo'. A differenza di altri paesi dove i giorni della settimana sono governati dalle divinità greco-latine, in Portogallo la denominazione settimanale è stata istituita sulla base della tradizione giudaico-cristiana. Così la domenica si chiamerà, in latino, Feria Prima (primo giorno di riposo), mentre il giorno successivo sarà Feria Secunda (secondo giorno di riposo) e così via. Queste radici latine permangono ancora oggi nei giorni della settimana in portoghese dal lunedì ("seconda feira") al venerdì ("quinta feira"), lasciando alla fine i nomi "sabato" (dal sabato o giorno di riposo ebraico) e "Domenica" (per "il giorno del Signore"), come in spagnolo.

[14] Nella versione originale italiana si dice testualmente “agli spagnoli e ai greci”. Si tratta forse di un'allusione alle rivolte avvenute sull'isola contro i viceré spagnoli, come quelle avvenute nel XVII secolo.

[15] La primavera del titolo potrebbe alludere anche a quella che nella Storia è stata chiamata “La Primavera dei Popoli” e che coincide con il periodo dei nazionalismi e delle rivoluzioni della prima metà del XIX secolo, soprattutto quelle del 1848. Questi Le rivoluzioni significarono il trionfo delle idee liberali e delle libertà politiche, e furono precedute da secoli di cambiamenti, che resero possibile la libertà di coscienza, prima, e il trionfo dell’opinione pubblica poi.

[16] Le origini della peculiare camicia rossa indossata dai garibaldini risalgono al 1843, quando Garibaldi combatté per l'Uruguay contro l'Argentina. Il motivo di questa scelta è aneddotico, poiché acquistò a prezzo stracciato moltissime camicie rosse per i suoi soldati: erano gli abiti da lavoro dei macellai e il loro colore serviva a nascondere le macchie di sangue e dare un'immagine più pulita al volto. al pubblico.

[17] Cfr. DUMAS, Alejandro e GARIBALDI, José. (Ed. 2015). Ricordi. Bibliolife (Edizione inglese) (Tre volumi)

[18] Brano tratto dall'album Gommalaca (1998).

[19] Cfr. CACHO, Javier (2013). Shackelton l'indomabile. Editoriale Forcola, e anche: Cfr. LANSING, Albert. (2015) Il leggendario viaggio di Shackelton al Polo Sud. Ed. Tra le righe.

[20] Canzone dall'album Patriots (1980) In spagnolo, appare nell'album Ecos de Danzas Sufi (1985)

[21] In italiano e spagnolo; presente nell'album Giubbe Rosse, pubblicato rispettivamente in Italia e Spagna nel 1990.

[22] Cfr. DEL BOCA, Angelo (1997). Gli italiani in Libia. Vol. 1 e 2. Mondadori.

[23] Presente nell'album L'Era del Cinghiale Bianco (1979).

[24] Cfr. MCKIERNAN, Kevin. (2007) I curdi. Un popolo alla ricerca della propria terra (traduzione spagnola di Ana Herrera). Editore: Belacqva. L'occhio della storia, Barcellona

[25] Presente nell'album Inneres Auge (2009)

[26] Presente nell'album Torneremo Ancoa (2019), l'ultimo che Franco Battiato ha registrato, appena due anni prima della sua morte.

[27] È uno dei tre monasteri più importanti della tradizione Gelugpa del buddismo tibetano a cui appartiene il Dalai Lama.

[28] Cfr. HARRER, Heinrich (1953, ed. 1998) Sette anni in Tibet. Editoriale giovanile. Barcellona. Harrer era un alpinista di origine tedesca che partecipò nel 1939 ad una spedizione sulla “montagna assassina” (Nanga Parbat) allora considerata dominio dei tedeschi. I membri di questa spedizione furono arrestati dall'esercito britannico e anni dopo molti fuggirono dal campo di concentramento in cui si trovavano. Harrer attraversò l'Himalaya e riuscì a raggiungere Lhasa, la città proibita del Tibet, e vi rimase per diversi anni, durante i quali divenne amico e mentore del Dalai Lama e conobbe il Tibet come pochi altri europei. Al suo ritorno in Europa, Heinrich Harrer pubblicò questo libro che citiamo su queste esperienze.

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